Incubo ad aria condizionata

Descrizione

L’incubo ad aria condizionata di cui parlò anche lo scrittore Henry Miller. Una società americana del secondo dopoguerra (in generale la società occidentale) totalmente proiettata verso l’arricchimento e l’accumulazione, a scapito dell’individuo più debole, a volte solo più sensibile, semplicemente diverso dall’archetipo uomo-massa che voleva costruire nella forma e nella sostanza del “perfetto consumatore”. Quando la società evolve in questa maniera, compito dell’artista è quello di “soffrirne” più degli altri, ma al tempo stesso di cercare di trovare, in questo maggiore disagio, quelle forze che lo spingono a ricercare la verità e a testimoniarla. L’incubo lo possiamo percepire maggiormente nelle ore notturne dove tutto tace, e i pensieri, le ansie, la voglia di ribellione sopita, si accavallano gli uni sugli altri aumentando il disagio… i toni della tela sono scuri: c’è una figura al centro della scena completamente nera che si agita nel sonno; il suo contorno rosso, che lo ricalca, evidenzia la sua ansia di ribellione, contro il nero che lo ha imprigionato e lo annulla rendendolo uguale a tutti gli altri. Non rinuncio alla mia matericità del colore: da un lato nelle mura che circondano il letto agitato come una barca in tempesta, dall’altro nella natura rigogliosa che si apre improvvisamente alla sua destra, come uno spiraglio di libertà sempre possibile a costo però di una certa emarginazione. A volte mi servo della matericità del colore (più che in altre zone della tela) per sviluppare quello che ritengo “il cuore del problema” ma anche le possibili soluzioni. Tecnicamente, inteso anche come ciò che sta maggiormente a cuore all’artista e che merita un dispendio di risorse e di tempo in più.