Veduta della Gran Madre da Piazza Vittorio Veneto, Torino

di Antonella Alù

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Descrizione

Un pò di storia...

Le ipotesi progettuali che si susseguirono nel corso dell’Ottocento dimostrano quanto fosse critico il rapporto tra la città e la collina, con una presenza di fulcri importanti: la Porta di Po, il ponte, la Vigna della Regina. Per la costruzione del ponte vengono demolite delle costruzioni su entrambi i lati del fiume.
Per quanto riguarda la sistemazione dell’area della futura piazza Vittorio, la grande esedra alberata (e poco dopo realizzata) sottolinea l’ingresso alla città e di conseguenza il confine. Sullo sfondo dietro la Gran Madre si vede la Villa della Regina. Il legame della villa con la città è sottolineato dall’asse viario, tramite l’accesso dal ponte, costruito prima della villa. Un altro elemento importante è l'assialità, data prima di tutto dalla bipolarità Villa-Piazza Castello, in cui nel tracciato di quest’asse troviamo la Strada della Calce e la Porta di Po.
Dal 1823 la pianificazione del borgo sarà rivolta a regolarizzare un’area già edificata in vista dell’inserimento del tempio della Gran Madre, lo stesso tracciato viario del Borgo Po (l’andamento obliquo di via Monferrato) testimonia lo sforzo di massimo adattamento ad una situazione preesistente. La soluzione urbanistica del vasto spiazzo compreso tra la seicentesca esedra castellamontiana di via Po e il fiume fu all’ordine del giorno nei primi dell’Ottocento, a partire dall’epoca napoleonica, quando l’ingegnere  Pertinchamp nel disegnare il ponte stabilì una soluzione a ventaglio con portici. Durante la Restaurazione il progetto venne più volte ridimensionato e modificato, tanto che già nel 1817 il re Vittorio Emanuele I (1759-1824) aveva stabilito che la piazza semicircolare fosse trasformata in una piazza d’Armi di forma rettangolare e posta trasversalmente rispetto all’asse di via Po e del ponte. Poi con l’architetto Ernest Melano (1792-1867) veniva chiaramente disattesa l’intenzione espressa nel 1814 di aprire una fuga prospettica che da piazza Castello corresse per tutta via Po, sull’erigendo tempio della Gran Madre di Dio, posto alla destra del fiume. La soluzione di Melano però non si concretizzò, sia per motivi funzionali che finanziari. Si dovette aspettare il 1825, dunque sotto il regno di Carlo Felice (1765-1831), perché fosse resa esecutiva l’idea dell’architetto Giuseppe Frizzi (1797-1831). Mentre la piazza assumeva un orientamento longitudinale, le scelte progettuali del ticinese si indirizzavano, per il preesistente, in una integrazione degli elementi stilistici barocchi e,  per i nuovi fabbricati, in una originale soluzione neoclassica, ben evidente oggi negli avancorpi con grande timpano terminale.

Informazioni tratte da:

Città di Torino, Assessorato per la cultura, Circoscrizione 22 Cavoretto/ Borgo Po, Il tempio della Gran Madre di Dio in Torino, Torino 1984, pp. 9-30.

http://www.museotorino.it/view/s/8677643270654807a53cec75af4310ed



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