Manrico Testi

Daniele Vannucci è un pittore di ottimo livello che è andato maturando, nel tempo, una propria gradevole, coerente e intensa cifra espressiva. I suoi paesaggi, sia quelli della toscana interna (da San Miniato alle incantevoli zone del Chianti fino alla Sabina Laziale) sia quelli marini della semiselvaggia Capraia e quelli di Viareggio e della Versilia, sono percorsi da un profondo amore e illuminati da un soffio di poesia. Ne escono quadri freschi, ora panoramici e avvolgenti, ora più mirati e ristretti, tali comunque da rendere pienamente il fascino intrinseco a questa terra che spinse Anatole France a scrivere: “Il dio che ha fatto queste colline era un artista”. Una sapiente capacità impaginatrice poi e un armonico e acceso uso dei cromatismi esaltano ancor di più i suoi oli, ora immersi in una pace celestiale, ora avvolti in atmosfere più turbinose, tra lontani, baluginanti echi vangogghiani, fauves e dei nostri Macchiaioli magicamente fusi e rielaborati in modo personale. Vannucci evidenzia notevoli qualità artistiche anche nelle altre sue tecniche espressive che vanno dal carboncino alla matita, ai deliziosi acquerelli sapientemente avvolti, in genere, da una diffusa chiarità che ora assorbe le linee delle vele in maliziose, celestiali, dissolventi trasparenze, ora fa da contrappunto ai colori più squillanti delle barche ormeggiate in un mosso porticciolo, ora, in talune nature morte, viene scandita dai rintocchi cromatici dei fiori o da simbolistici pennelli in primo piano: tutta una serie di mirabili, affascinanti, personalissime opere che indicano la perfetta padronanza di questa difficile tecnica espressiva. Tornando alle sue tele, risultano particolarmente significative e valide per capacità sintattica ed analitica: “Mimose in vaso sul davanzale” con il suo vivo contrasto cromatico e qualche rintocco simbolista e “Mercato” con connotazioni post-impressionistiche, animato, articolato, dai caldi cromatismi consonanti, un quadro che si dilata, originalmente e suggestivamente, fin sui bordi. E come non incantarci di fronte al fascino incomparabile che promana da taluni sentiti squarci paesaggistici intrisi di luce e vento o dagli ampi, articolati panorami di Viareggio e della Versilia, visti dal mare, tutti avvolti da un tenero abbraccio montano? Un pittore notevole, dunque, tutto percorso da quella che W. Rabbe chiama “la gioia del fare artistico”. 

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