Giannino Cascardo

?in realtà Dina Isacchi non ha mai dipinto per dipingere, ma solo e unicamente ha considerato quest?arte il trait d?union fra l?impulso a sistemare volumi in uno spazio e la relativa realizzazione. Eppure per lei non c?è mai stato un preciso momento di passaggio, una visibile frattura tra pittura e scultura proprio perché la corposità e la plasticità dei suoi soggetti pittorici erano da sempre l?annuncio, il sintomo dell?altro vero, grande amore; infatti l?artista da sempre ha interpretato i suoi personaggi, e in genere tutti i suoi soggetti, in termini di disegno soprattutto, accentuando la prevalenza di profondità e volumi sul fattore cromatico.

Tutto ciò non significa però assenza di talenti nel campo della pittura: più volte le è stato aggiudicato il merito di equilibrate intuizioni e soluzioni di colore; anzi io assegnerei a Dina un più ampio riconoscimento delle sue doti riconoscendole eclettismo e sensibilità, capacità di rinnovarsi e coordinare, secondo un metro scelto di cultura, le arti cui si dedica sempre con impegno e coerenza. Infatti sia in pittura che scultura lei riesce a dare il giusto ritmo, a richiamare con precisa scansione gli elementi e gli spazi, ordinandone l?apparizione, sottolineando poi l?importanza ora dell?uno ora dell?altro, dotando frequentemente di grandi dimensioni e movimento tutta una scena : si vedano ad esempio dipinti che ritraggono corse di cavalli oppure, in scultura, quelle figure protese verso l?alto, personaggi che tentano di sfuggire alla materialità per tendere a un più gratificante mondo etereo.

L?umanità e la genuinità di Dina Isacchi si rivelano proprio nel momento in cui l?artista interpreta il sogno mai cancellato dalla mente e ricordo dell?uomo: quello di staccarsi dai fatti per abbandonarsi, immergersi nella pura spiritualità.

 

Giannino Cascardo

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