Biografia

BIOGRAFIA

Napoletano di nascita, classe 1990, Emanuele Cardone cresce in una delle città più vivaci d’Italia e segue studi lontanissimi dall’ambito artistico. Si diploma infatti all’Istituto Tecnico Statale “Gian Battista Della Porta”, ma sente fortissima l’attrazione per il disegno. La città partenopea gli offre molto quanto a cultura artistica e fin da ragazzino Emanuele ne approfitta; vive la sua adolescenza nel centro storico di Napoli e abita a pochi passi dalla Reggia di Capodimonte. Benché molto giovane, è attratto dal Museo della Reggia e durante le sue frequenti visite il suo spirito indipendente e ribelle si lascia affascinare dall’intensità delle opere del Caravaggio e dei suoi seguaci protagonisti della pittura napoletana del Seicento, come José de Ribera, Battistello Caracciolo, Luca Giordano. Anche se arriverà solo più tardi a dedicarsi professionalmente alla pittura e completamente da autodidatta, queste suggestioni precoci lasciano una traccia profonda che affiorerà in maniera prorompente non appena Emanuele darà libero sfogo alla sua vera passione.
Di fatto, la svolta nella vita di Emanuele Cardone arriva nel 2017 quando decide di trasferirsi a Tenerife, nell’Arcipelago Canario. Lavora su commissione realizzando ritratti ed esponendo in mostre personali e collettive in diverse gallerie dell’Isola. Alle iniziali matite su carta, opere che seguono la corrente dell’iperrealismo, si sommano nel tempo le pitture ad olio, con il bianco e nero come filo conduttore. Una luce che illumina superfici modellate e incise da ombre profonde, figure vellutate che bucano un nero uniforme e opaco. Caravaggio non è solo un retropensiero presente negli occhi e nella mente dell’artista, ma è una vera e propria ossessione per la luce, che in Caravaggio era salvezza mistica, mentre in Emanuele Cardone assume le forme di un itinerario dello spirito privo di connotazioni religiose, rivolto più verso il suo Io più profondo.
Verso la fine del 2020 il pittore modifica i suoi soggetti e l’estetica assume forme differenti; sembra di colpo soffrire i limiti del processo creativo di stampo iperrealista su cui aveva focalizzato le prime opere. L’artista non abbandona il figurativo ma lo trasforma, interpreta la realtà attraverso una ricomposizione frammentaria di figure che fluttuano tra i vasti fondali monocromi. Utilizza principalmente pittura ad olio con impasti densi, applicati con spatole e pennelli su tela grezza; come se il colore faccia quasi forza a se stesso per uscire con violenza dal dipinto. Le tonalità scure che avvolgono i soggetti, animati da un disperato senso di fuga, sono prigioni di spirito e materia che sembrano raffigurare una condizione esistenziale dell’uomo alla ricerca di se stesso. L’artista recupera alcuni topoi dell’arte occidentale, come il Cristo Giudice di Michelangelo, interpretandoli come figure isolate e circondate dal nulla simili a quelle di Francis Bacon, recentissimo punto di riferimento del pittore. Emanuele Cardone trasforma il suo intuito in emozioni, proiettandole fuori di sé, dando loro la forma di antichi e moderni simboli di un’umanità in continua lotta contro il proprio istinto.

Scopri di più