Prof. SONIA TERZINO (Giornalista, Critico D’Arte, Gallerista)

Enrico Di Sisto - Intrecci di linearità cromatiche 


E’ nella linearità cromatica, nella pulizia e perfezione della forma la forza portante della pittura di Enrico Di Sisto.

Nativo di Città Ducale in provincia di Rieti, da oltre trent’anni opera con successo nel panorama dell’arte internazionale. 

Ha frequentato e conosciuto i Maestri più importanti del Novecento, tra cui Renato Guttuso, Remo Brindisi, Giorgio de Chirico, Ennio Calabria, solo per citarne alcuni, e da ognuno di loro ha appreso qualcosa, sapientemente poi rielaborata dal suo genio pittorico. 

Di Sisto è il capostipite di una gloriosa scuola pittorica laziale, che ha dato un’ impronta importante a l’arte contemporanea.

Non solo artista, è anche un valente promotore culturale che ha organizzato scambi sia con gli artisti umbri, sia con quelli di valenza internazionale.

Nella nostra regione ha preso parte con grande successo ad importanti manifestazioni come lo Spoleto International Art Festival.

Enrico e l’arte, un connubio indissolubile, fin dai tempi della giovinezza, quando a l’Aquila ha iniziato a dare forma e corpo alle prime creazioni. Tanti i generi pittorici, i supporti tecnici felicemente sperimentati negli anni di duro lavoro. Con umiltà e discrezione da sempre si pone in questo ambiente e ciò fa di lui non solo un valente creativo ma anche un grande uomo.

Enrico non teme il confronto perché è conscio delle sue doti e capacità ed anzi, come un moderno anfitrione, sono molti i giovani talenti da lui scoperti e poi introdotti nel mondo dell’arte. Non sempre la riconoscenza fa parte dell’essere umano, tuttavia lui è felice di avere dato un’opportunità anche a chi poi gli ha voltato le spalle. Niente riesce a scalfirlo, è un animo puro, incontaminato dalla cattiveria del mondo. Sicuramente un eletto. La sensibilità, l’amore per la bellezza, l’onestà intellettuale sono il tratto distintivo della sua interiorità che poi trasmette nelle tele. Artista dotato di una grande capacità nel disegno, ha saputo dare vita a ritratti di rara bellezza che sfiorano l’iperrealismo, ma accanto ad una tecnica invidiabile, sapientemente affinata nel corso degli anni con duro impegno e lavoro, ha portato avanti una speculazione ed una ricerca pittorica continua. Passa giorni interi

davanti alle tele e, fino che non ha dato anche l’ultima pennellata che decreta l’opera d’arte completa, non riesce ad allontanarsi. Il tempo, le giornate del creativo reatino sono scandite da questo impegno.

Molti i riconoscimenti dal mondo della critica, dagli addetti ai lavori e dagli amanti dell’arte che ha ricevuto, senza mai montarsi la testa, rimanendo l’artista umile e grande che vive tra le meraviglie delle montagne reatine, che ogni giorno gode di un panorama invidiabile da cui trae ispirazione per i suoi lavori. Dalla sua Cittàducale, che svetta in alto, dove l’uomo è lontano dalla modernità e si sente più vicino a l’Assoluto, nascono le sue opere. Tele dedicate a paesaggi innevati, oppure campi baciati dal sole, senza mai dimenticare le proprie origini contadine, i lavori di una volta, del tempo ormai andato che solo la tela può fermare nella memoria.

Senza retorica, senza affanno, anche la vecchiaia, lo scorrere delle stagioni non portano angoscia ma anzi saggezza, sono un valore aggiunto. Di Sisto è un uomo tranquillo, sereno, e questo riflettono i suoi lavori. Tutto è in perfetto equilibrio, che sia il volto di un bambino, di una florida ragazza, di una madre, di una modella o di un anziano, è la bellezza colta in ogni stagione della vita ciò che emana ogni creazione. Questo lo sanno fare solo i saggi, coloro che non hanno paura del tempo che passa, ma anzi sanno trarre vantaggi e grandi insegnamenti.

“La vecchiaia – scrive Cicerone nel De Senectute - non coglierà mai impreparato chi ha coltivato fin dalla prima gioventù dentro di se valori e doti vere”. Questo penso davanti ai lavori di un artista che dipinge con gioia infinita ogni attimo, ogni momento dell’esistenza umana. Bisogna essere in pace con se stessi e con il mondo per vivere bene ed operare meglio. Ed i contadini di Enrico sono quelli che ci descrive Cicerone, saggi che, fino a l’ultimo giorno della loro vita, non rinunciano al contatto divino con la natura, con quei campi dove sono nati e cresciuti e lì vogliono morire

Il creativo sa cogliere e raccontarci tutto questo, con sagacia, con colori caldi, intensi, senza mai cedere alla tristezza, alla nostalgia, ad un falso e retorico buonismo.

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