Franco Bulfarini

Ingenerare emozioni da donare al prossimo: è il compito privilegiato dell’arte, ed il mestiere dell’artista. Donarsi al prossimo attraverso le opere, produce comunicazione visiva. Il fare artistico diventa alto e significativo, se si decide l’abbandono di archetipi imposti dalle consuetudini della società, uscendo dalla subordinazione alla funzione riproduttiva del mondo, per avallare l’intuizione del nuovo, al fine di pervenire ad inediti ed interessanti stilemi.

Gina Fortunato è fra coloro che hanno deciso, con la propria pittura, di scandire una via personale in piena libertà, affrancandosi da ogni condizionamento. La sua visione si dipana attraverso un cromatismo di misura caleidoscopica, arricchito da suggestioni segniche e da un forte dinamismo che ne è caratteristica principale. Molti dei suoi lavori, vivono di un dialogo interiore vibrante, colto nei luoghi emotivi dell’animo.

Gina che non ha trascurato il dato tecnico fin dall’inizio, ha da alcuni anni raggiunto una scioltezza tale da rendere il suo fare del tutto spontaneo, ricco di energia propulsiva, ove lo spazio assume profondità e pienezza grazie a stucchevoli effetti prospettici.

L’arte della Fortunato appare come un viaggio catartico fra bellezza e stupore. Nelle sue opere leggo l’abbandonarsi al soffio vitale della natura, l’abbraccio fresco ed avvolgente delle onde del mare. Un’espressività liberata da inutili orpelli, vivace e spontanea, ove emerge la forte personalità dell’artista, che con le sue opere induce l’osservatore ad una contemplazione meravigliata. Per Gina Fortunato l’arte non è mera professione, ma condizione totalizzante di piena realizzazione personale, espressione d’ingegno sorretto e stimolato dalla pura passione.

La Fortunato ha rinunciato a lavori sicuri e remunerativi per ricercare una pienezza interiore che sentiva raggiungibile solo attraverso il gesto artistico.

Gina pugliese di nascita, da 25 anni con studio e residenza nel Modenese, a Vignola, ha alle spalle importanti esperienze in ambito scenografico e teatrale, spesso su commissione, che ne hanno arricchito la formazione nell’ambito delle arti visive. Ella ci racconta nella sua biografia: “Ho studiato scenografia all'Accademia di belle arti di Bari e avevo promesso ai miei professori allora, e a me stessa da sempre, che dell'Arte ne avrei fatto una ragione di vita”.

Gina Fortunato ha alle spalle un lungo apprendistato, si è occupata di ritrattistica, nature morte, trompe-l’oeil, affresco, pittura su vetro e su stoffa, ceramica e tanto altro. Non sono mancate progettazioni di edicole sacre e votive, fino alla progettazione di interni o di scenografie teatrali.

Un vissuto ricco, da conoscitrice approfondita delle tecniche, oggi propensa al confronto con una concettualità retta dal libero pensiero creativo, ove la tecnica non sia fine in se, ma mezzo di ricerca di un significante.

Le opere recenti esprimono questa nuova determinazione: quasi tutte ad acrilico, un colore che staglia, brillante pronto a cogliere gli stati d’animo dell’artista, reso con uso di spatole o pennelli, con scioltezza ed esperienza visibili. Il gesto del dipingere è istantaneo e vorticoso, ma pure a volte riflessivo ed accurato: si veda l’opera “Barlume” resa a tecnica mista (2011 - cm. 70x70). Qui il colore blu domina insieme all’azzurro per poi digradare in una visione prospettica su uno spazio profondo e bianco, come a rendere un tunnel che ci porta dal blu scuro, all’azzurro al bianco, sostanziandosi in un vortice che conduce all’infinito. L’opera “Barlume” suggerisce la speranza: “barlume di speranza”, cui ogni uomo o donna di questo mondo aspira.

Interessante anche per la tecnica: “acrilici e foglia d’oro, “La sola verità” (2016), che definirei empatica, ove l’artista evoca con approccio naturalistico il “disco solare”, calante o sorgente fra canneti stilizzati.

Il mondo artistico recente di Gina Fortunato dunque si confronta con il bello della natura, ma anche con il cosmo “Energia cosmica 2” (2016), e col lato onirico introspettivo e sotteso come in “Elucubrazioni” (2017), per coglierne l’essenza, attraverso una partecipazione visionaria, che rasenta l’astrazione, mai tuttavia percorsa per in intero, per condurci con consapevolezza nell’oltre: metafisico, estatico e colmo di vita 

Franco Bulfarini


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