Biografia

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Giuseppe Bonelli, nel suo tardivo e imprevisto, oltre che improvviso, affacciarsi all’arte, si esprime da subito dipingendo rigorosamente ad olio su tela in maniera figurativa,una espressiva e graffiante galleria di ritratti e corpi con cui esplora la realtà fisica e psicologica dell'esistenza umana in un continuo mescolare storia dell'arte, cultura popolare e cronaca quotidiana. 

Ma Outsider si può tranquillamente definire, tanto è lontano da formazione accademica, familiarità con ambienti artistici convenzionali, consuetudine di letture e frequentazioni di mostre. La storia dell’arte che candidamente e sinceramente dice di ignorare del tutto, arriva a lui, come a tutti gli artisti delle generazioni televisive e mediatiche, in maniera subliminale e pervasiva, attraverso appunto le immagini che, come in tutte le attività dell’uomo, anche nell’ambito delle arti visive, gli artisti condividono, nella loro contemporaneità. Allo stesso modo il mondo esperienziale del suo e del nostro tempo, parla quasi esclusivamente il linguaggio delle immagini, seppure con le grammatiche più disparate: dai media elettronici o informatici, alla chirurgia plastica, all’economia dell’industria della moda, alle contaminazioni ed ai meticciamenti dei modelli visivi.
Perciò in Giuseppe Bonelli l’eredità della pittura e della figurazione non è persa o ineffabilmente lontana dal suo bagaglio ; emergono quindi spontaneamente senza paternità ufficiale, esperienze estetiche dell’intero Novecento, fatto delle verità sconvolgenti di Duchamp come dei modi del dripping pittorico o dell’informale, delle scomposizioni visive dei cubisti e di Picasso, come delle icone oggettuali consumistiche moltiplicate della pop – art, delle forme dei surrealisti come di alcune formule comportamentiste o “neo – classiche”, compresa anche un pizzico di certa arte concettuale.
Ne nasce un repertorio di personaggi e scene frutto di un presente storico che si mostra in tutta la sua ordinaria e finanche ingenua apparenza: sentimentale, romantica, visionaria, ironica, ma anche sottilmente alludente, nell’ambito sociale e culturale, ai pseudo - contenuti o a i disvalori etici più avvilenti dell’effimero e dell’apparenza a cui la maggior parte delle immagini quotidiane fanno costante ed imbarazzante riferimento.
In questo senso, in questa condizione paradossalmente “ideale”, l’interpretazione della ricerca di Bonelli , può portare ad evidenziarne il valore morale e perfino educativo nei confronti del sociale, in ordine alla riconquista di un ruolo che riconosca all’arte la giusta considerazione secondo una dignità ed anche una responsabilità qualificante dello spirito nel confronto con le immagini che concorrono all’iconografia della nostra quotidiana percezione visiva. 

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