Orlando Piraccini

Presentazione alla mostra di Oria, Forlimpopoli, A Casa di Paola, 18.11.017

Chi mi conosce sa che io non faccio presentazioni complimentose o compiacenti.

Dunque credetemi sincero se dico che le opere esposte in questa mostra sono le cose migliori dipinte da Oria: che dobbiamo considerare ormai (l’età di una signora non si dichiara – ma, questo si può dire) artista di lungo corso.

E dunque, tali composizioni sono da vedere, io credo, come un punto di arrivo per chi, come Oria, ha cominciato a fare pittura istintivamente pensando in termini di pittura. In un tempo in cui era di gran moda l’anatema concettuale proprio contro la pittura considerata il peccato mortale da certe sedicenti neoavanguardie.

Qui, intanto, Oria dimostra di essere passata indenne da quella stagione e anzi di avere preso sempre più consapevolezza del valore della pittura come mezzo e come fine dell’espressione.

In questi brani, in questi frammenti, in questi lacerti c’è un fare antico, si avverte una ricerca sul piano della tecnica esecutiva che è esclusivamente officinale, non concettuale.

E dall’altra parte risulta chiaro che tutto muove da una volontà di recupero dell’immagine da parte della pittrice, dopo tante frantumazioni e tante rotture dal secondo ‘900 in avanti.

Un’ultima cosa vorrei dire senza tentare la benché minima analisi dell’opera che Oria qui ci presenta.

Ed è solo un cenno a proposito del titolo che la pittrice ha assegnato a questa sua serie figurativa: non nature morte, come vorrebbe la normale definizione che ancora si usa per catalogare questo preciso genere pittorico, ma nature silenti.

Devo confessare che all’inizio avevo pensato ad una trovata, a un titolo un po’ ad effetto, di quelli che si usano per colpire la curiosità del pubblico, convinto da sempre del fatto che un quadro lo si guarda, lo si osserva, lo si contempla, e non lo si legge come se fosse un libro, e tantomeno lo si ascolta.

E invece, se si osservano bene questi dipinti finisce che il silenzio lo si percepisce davvero. Ma non nelle cose dipinte da Oria, ma dentro la sua stessa pittura. Silenti non sono i fiori, i libri, gli oggetti domestici, ma silente è lo spazio nel quale essi si trovano. Uno spazio altro rispetto a quello reale. 

                                                                                                                                                                                                                                                 Orlando Piraccini

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