Stefano Mattia - pittore contemporaneo

Mi chiamo Stefano Mattia, sono nato a Caltagirone il provincia di Catania. Ho ventotto anni, a tredici mi sono trasferito a Rimini con la mia famiglia, da allora ci vivo. Ho due fratelli e una sorella, sono il più piccolo e l'unico nato dall'unione tra i miei genitori che, essendo entrambi di secondo matrimonio, si sono conosciuti con figli che oggi chiamo fratelli. Sono cresciuto in un ambiente umile e caratterizzato da traslochi e cambiamenti continui, tuttavia le difficoltà economiche non hanno mai vincolato i miei ad adempiere al dovere di genitori. I quartieri popolari in cui vivevo erano un luogo stimolante e semplice, le giornate erano cadenzate da gioco e scoperta in un ambiente urbano degradato. Il tempo scorreva senza attrito e i tredici anni arrivarono. Mio padre a quei tempi si ritrovò definitivamente senza lavoro. Fu un conoscenza di famiglia a rendere possibile la stabilità raggiunta qui a Rimini oggi. I primi anni ci ritrovammo a vivere a Torriana, un paesino nell'entroterra situato su un monte, una realtà isolata e caratteristica. Finita la scuola dell'obbligo, presso il vicino Verucchio, decisi di intraprendere un percorso professione con l'idea di immettermi nel mondo del lavorativo e contribuire in casa il prima possibile. Dopo quattro anni ci trasferimmo a Rimini, la grande apertura mentale Romagnola di stampo turistico fu la culla della mia adolescenza, esperienza dopo esperienza e caduta dopo caduta il tempo passava, il curriculum diventava sempre più corposo e all'età di venti anni la smania esplorativa mi trascinò in giro per il mondo, la formazione da decoratore mi diede l'occasione di vedere posti lontani e conoscere culture molto diverse. Tra i viaggi più importanti ci fu quello negli Emirati Arabi, la cui durata e intensità mi segnò fortemente. L'esperienza accresceva assieme alle incertezze sul futuro, una volta tornato in Italia ebbi l'occasione di sistemarmi in un ditta metalmeccanica a tempo indeterminato, la colsi e per tre anni e mezzo rimasi immobile. Presto però mi accorsi che quella vita non mi apparteneva, qualcosa dentro di me scalpitava, ascoltai attentamente e, no con poche difficoltà, riuscii a licenziarmi. Quello che ne seguì fu un lungo periodo di depressione e smarrimento accompagnato da grandi novità, all'improvviso mi ritrovai consapevole del fatto che nonostante il corposo bagaglio di esperienza accumulata non avevo in mano nulla, l'età avanzava e seppur giovane su di me gravava lo scorrere del tempo. Tuttavia questo periodo fu anche necessario per ritrovare il contatto con me stesso. Ciò che ne venne fuori fu l'arte, un tratto presente fin dalla tenera età che, nello scorrere inesorabile degli eventi, era stato schiacciato da doveri e priorità. La fantasia, l'alternativa visione delle cose e l'abilità manuale tornarono in superficie e divennero la lente capace di mettere a fuoco ciò che oggi reputo essere il mio Ikigai, o ragione di vita. A seguire qualche anno dopo arrivò il tassello mancante; trovai un corso universitario di conservazione e restauro di beni culturali ad Urbino e nel giro di poco capii che era ciò che avrebbe conciliato il dovere con il volere, l'essere con il diventare. Oggi ho intrapreso questo percorso lungo e meravigliosamente difficile, parallelamente ho l'opportunità di esprimere la mia visione delle cose su tela e non solo. Due percorsi che nutrono le due parti di me: l'inesorabile essenza del caos e l'intransigente meccanica dell'ordine. Con fiducia e motivazione oggi inseguo la parte migliore di me verso il vuoto ed immenso luogo che chiamiamo futuro. Le opere che vedete significano tante cose, tra queste la mia ancora di salvezza.