Cantico dei Drogato

Descrizione

Questo è un discorso delicato, perché c'è il rischio di fare l'apologia della droga, ma non c'è dubbio che le droghe potenzino la capacità creativa delle persone, perché disinibiscono, e la creatività, come qualsiasi attività umana, è fortemente ostacolata dalle inibizioni.

Resta il testo che meglio di tutti ha saputo descrivere i drammi di un tossicodipendente. Il testo risulta crudo ed essenziale e per questo tanto efficace: nella mente di un drogato non c'è più posto per Dio né per un amore, ma solamente per un sovrumano vuoto che rende senza senso le parole, impedendo di comunicare. Il drogato è ossessionato da fantasmi, costruiti dalla sua stessa mente, che lo opprimono con la loro presenza inquietante e sinistra. Il finale stupisce in quanto il drogato si rivolge direttamente all'ascoltatore: "tu che mi ascolti insegnami / un alfabeto che sia / differente da quello / della mia vigliaccheria". È la supplica di un condannato che si scopre, ancora e nonostante tutto, non privo di un barlume di speranza e di fiducia nei propri simili.

Nel periodo in cui ho provato a rappresentare in forma pittorica questa canzone di Fabrizio, attraversavo un momento cruciale e delicatissimo della mia vita. Alcuni dei temi descritti magistralmente dal testo di Cantico dei Drogati riprendono come altre volte in modo sorprendente aspetti della mia vita e sensazioni da me provate proprio in quegli anni.

Tra il 2004 e il 2006 la mia vita cambiò in modo radicale, non nel mio aspetto interiore ma certamente in quello esteriore, “sociale” quello quindi che appare a tutti coloro che mi stavano accanto. L’ambientazione alla Valle dell’Acqua, luogo dove ho vissuto momenti memorabili e spensierati mi è sembrata obbligata. Questo quadro è stato realizzato nei mesi del 2006 mentre ero ad Abu Dhabi rischierato con il 50° Gruppo e non sapevo sarebbe stata l’ultima volta prima di passare al mondo dell’aviazione civile.