Via della Povertà

di Treviteo

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Descrizione

Traduzione del brano di chiusura del celebre album Highway 61 Revisited (1965) di Bob Dylan, il pezzo è il primo frutto della collaborazione tra De André e Francesco De Gregori che darà vita l'anno successivo a Volume VIII. L'autore gioca con le storie, le intreccia e trasporta i personaggi nella società di oggi. Non ci vuole molto perché vengano resi dei simboli personaggi tanto pazzi e crudeli, questa gente in fondo non è poi così diversa da tutti noi, con le proprie paure e le proprie sicurezze.

Attraverso il gioco del rovescio della canzone di De André ha luogo la demitizzazione e la demistificazione. Via della Povertà ne offre un illuminato esempio. Marinai che affollano un salone di bellezza, un commissario cieco che predice la sfortuna, una Cenerentola non più ritrosa e fuggitiva ma spavalda ed energica come Bette Davis, un Romeo che viene scacciato mentre fa la sua dichiarazione d'amore, il Buon Samaritano che affila la pietà come se fosse un'arma e la indossa come una maschera di carnevale, Mister Hyde in lacrime vedendo la sua parte cosiddetta sana "che ride nello specchio", un'Ofelia che si scopre zitella, un Albert Einstein "travestito da ubriacone", il fantasma dell'opera "vestito in abiti da prete", un Casanova che "sta per essere violentato", il dio del mare che si diverte a far scendere negli abissi il Titanic mentre il sole si sta alzando: sono alcuni dei personaggi di un mondo carnevalizzato, maschere di un teatrino dell'assurdo forse, ma rivelatori di un modo d'essere degli uomini: "è gente come tutti noi, non mi sembra che siano mostri, non mi sembra che siano eroi".

Questa è l’origine dell’interpretazione pittorica delle canzoni di Fabrizio De Andrè. Era il 2003 e nel periodo in cui decidevo che anche il legamento crociato del ginocchio destro, rotto mesi prima durante l’ultima delle scaltre finte al limite dell’area di rigore, meritasse una cura pari a quello che quello del ginocchio sinistro aveva già meritato anni prima, decidevo di inserire nelle mie dilettantistiche tele anche “esseri viventi”.

Fino allora, i pochi sporadici esercizi di basica pittura si erano sviluppati in paesaggi nei quali non mi sentivo in grado di inserire alcun essere vivente. Nel “Porto del Giglio”, “Rio Marina”, “Collina Toscana”, “Casa di Cogne”, “Barca a vela” e “Città Fantasma” infatti, non erano presenti né animali né tanto meno esseri umani.

Amando le canzoni di Fabrizio e cercando di visualizzarle nella mente, trovare ispirazione in questa canzone, allegra e piena di protagonisti, è stato facile e immediato. È stato bello, di fronte al tecnigrafo, con la gamba dolorante, ragionare, sperimentare e provare l’emozione di dar vita ai tanti personaggi di “Via della Povertà”in un contesto tutto mio.


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