Calogero Cordaro

  La pittura di Marina Crisafio nasce per una sorta di impulso che risponde a determinate sollecitazioni di ordine psichico ed intellettivo, sollecitazioni intese come termini e come premesse di conseguenze poetiche, quasi a volere tracciare un percorso ideativo e fantastico che per certi aspetti sembra richiamarsi ad una rilettura surreale.
  Dalla sua pittura viene fuori un inquietante mondo di immagini in cui l’esplicita figurazione di forme archetipiche sepolte ed ergenti dall’inconscio pare farsi carico di una molteplice scala di eventi sensoriali e di spessore intellettivo.
  L’occhio di chi osserva l’opera è come soggiogato da una forza intima, vibrante ed intensa.
  Ora è un “Sogno” a suggerire immagini antropomorfiche di figure che proprio il sogno ha liberato in una specie di automatismo psichico, ora sono “Derelitti” quali figure abbandonate sulla scena teatrale dell’universo, come a suggerire la trama di un racconto mitico con lo spessore delle sue evocazioni da sogno.
  Marina forse vuole dare ragione di una sua intima scoperta fantastica, di un suo sognato itinerario ideativo in un tempo che ha una sua valenza esplicita ed uno spessore che emerge da segni cifrati e formule ermetiche proprie del sogno.
  Il riferimento al sogno determina in realtà lo sguardo, l’attesa e l’occasione di cogliere questa intensità sensitiva: è un ritrovamento e rappresenta ciò che il sogno ha liberato nell’abbandono forse di un vuoto abissale.
  Le immagini si caricano di significato, subentra la lucida tensione intellettiva, questa sorta di capacità ideativa che spinge agevolmente a sondare e ad andare oltre la stessa dimensione del reale nell’imperscrutabile spazio dei significati, che si saldano al riflesso dell’immaginazione e ai riverberi della memoria.
                                                             Calogero Cordaro

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