Franco Bulfarini

Marina Crisafio
La poetica del sogno

Sentirsi artisti è condizione mentale e psicologica
che bene conosce Marina Crisafio, che ha
interrotto gli studi di architettura, pur essendo
studentessa brillante, studi a suo dire troppo
rigidi, o forse troppo normati da sovrastrutture
artificiose e per questo limitanti.
Di certo l’artista ha fatto una scelta consapevole
e precisa: quella di poter vivere una condizione
di libertà psicologica e creativa ampia, per
esprimere appieno la propria dimensione
umana, che strettamente ed intimamente si
lega a quella estetica. Con questo spirito e con
tali propositi la Crisafio ha cercato un proprio
percorso, da cui sono nate numerose opere,
prima ad acquarello, poi oggi prevalentemente
ad olio su tela, tecnica di maggior efficacia in
relazione al progetto che l’artista sente proprio:
il descrivere, attraverso un mondo che si palesa
sulle tele, onirico e metafisico, un’espressività
totalizzante, priva di barriere precostituite.
Non siamo di fronte ad un’artista definibile
trasgressiva, semplicemente nei suoi lavori è
possibile cogliere un pronunciamento che ricorda
il movimento surrealista, quando legato ad
aspetti psicologici ed onirici, che l’artista esprime
in modo del tutto personale.
L’arte per la Crisafio è da vivere, come un’esperienza
anche sensoriale, dove i colori sono gli
animosi protagonisti, legati ad una dialettica
complessa, che trova nell’inconscio le ragioni:
siamo di fronte ad un mondo concettuale
spesso basico ed essenzializzato del fare pittura,
ove le forme divengono ombre, che richiamano,
senza pretesa di confronto diretto l’operato
di Salvador Dali, di René Magritte, di Paul
Delvaux, di Giorgio De Chirico ed altri.
Ma la Crisafio non propone un già visto, anzi
attiva un linguaggio personale, introspettivo
ed emozionale, legato all’oggi. Il suo è un
mondo cromatico e segnico, a volte metafisico,
declinato attraverso la voce dei sogni, di richiamo
froidiano, il cui architrave è la realtà tradotta
in modo immaginifico.
Le sensazioni godibili dalla visione dell’opera
sono anche le pulsioni emotive ed intime
dell’animo dell’artista, fatte d’istinto, ma anche
di trasognato riferimento alla realtà contingente

del vivere, che l’animo dell’artista filtra in forma
e colore.
Dai tempi delle avanguardie tanto è mutato, la
società ha perso valori sostanziali, la tecnologia
pare prendere il sopravvento, a scapito di un
reale sempre più frammentario e di difficile
lettura. Forse siamo alle porte di un rinascimento,
ma al contempo non mancano elementi di
decadenza e contraddizioni.
Quest’artista pare raccogliere la nota biografica
melanconica del nostro tempo di forti cambiamenti,
riedificarla nella psiche per poi proporci
un passaggio di crescita a livello non solo artistico
ma umano. Si tratta di artista che propone
dialoghi aperti alla vita, da leggersi in positivo
in quanto propositivi a livello ideale.
La dimensione interiore è rifugio, ma anche
spazio di ripartenza per propositi di rinnovamento.
La persona e l’artista spesso si mescolano
nel confronto attivo con le miserie del mondo,
attraverso un volontariato costruttivo, finalizzato
a scavare una via di crescita a livello umano e
sociale. Ed ecco l’opera “Musa Ispiratrice” ove
un pianoforte immaginario, trova nella musica
un’interlocutrice che genera una melodia
interiore rasserenante, retta da una mistica
feconda, gestita con equilibri formali e cromatici
significativi.
La Crisafio ritrova nel dipingere e creare la
carica positiva che da socializzatrice impegnata
esprime con convinzione di incidere nella vita
reale. La sua arte sfugge al decoro in senso
stretto, ed è invece rivolta a produrre uno stile
che lasci traccia importante del se, come
modo di essere, proponendosi quale custode di
valori insiti e fecondi, da leggersi nell’animo
dell’artista come dovere morale, per risvegliare,
anche attraverso la forza delle immagini, le nostre coscienze

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