Biografia

Ancora è viva in me l’immagine di Francesca durante una pausa di lavoro, molti anni fa. In quell’attico dove tra i pennelli e la cera che colava dai barattoli, cerchi e chiazze di colore si snodavano sulla stoffa dando vita a bellissimi batik. E quei colori andavano oltre, diffondendosi in tutta la stanza. Dai tavoli al pavimento, dalle pareti ai vestiti da lavoro di Francesca che era lassù, accovacciata sopra le tegole del tetto fuori dalla finestra aperta sul cielo azzurro e senza confine. Fumava una sigaretta e sorrideva.

Ero entrata nel mondo di Francesca.

Nata a Roma vissuta fin da piccola nella campagna Toscana, ha studiato e lavorato a Firenze in ambito artistico dedicandosi per molti anni all'insegnamento. Passando dall’Istituto d’Arte al Politecnico della Moda, dall’ Accademia di Belle Arti allo studio della Naturopatia alla scuola Simo, fino agli anni trascorsi a Londra, quando le sue mani davano forma ad accessori di moda, cappelli ed orecchini che erano poi venduti in mercati e boutique della City.

Adesso, da qualche anno, la dedizione completa alla pittura. Il bisogno di dipingere supera in lei il limite, e la sua casa è piena di quadri, ovunque. Lavora con i materiali che ha a disposizione, ante d'armadi o coperchi delle cassette dei vini come supporti, ruote di biciclette come telai, giornali e cartoni per la cartapesta delle cornici.

Usa e ricicla i materiali che trova. Dagli acquarelli e i pastelli dei bambini, alle carte delle confezioni alimentari, ritagliate pezzetto per pezzetto ed applicate con colla naturale a formare collage. “L'effetto di questi assemblaggi “, dice Francesca, “mi ha appassionato così tanto che al supermercato ho iniziato a fare spese coloratissime, solo in base al colore delle confezioni”. Come in “Cangianze” dove quella piuma di pavone stilizzata è resa da pezzettini di carta colorata con cui erano avvolti gli alimenti ridotti in piccoli frammenti, poi sovrapposti alla foglia d’oro, agli acquerelli e agli smalti.

Quando non ha i colori a disposizione usa solo lo stucco. Il termine stucco nel suo caso è allargato, il più delle volte è stucco mischiato a farina di riso, a terra del giardino o creta del lago. “Insomma a quello che c’è” - spiega Francesca, affermando – “adoro la tecnica a stucco e la pittura sullo stucco. Lo stucco ha più volume e dimensioni, è divertente ed appassionante allo stesso tempo plasmare la materia e poi dargli colore. Il quadro esce dalla bidimensionalità della tela espandendosi, e dopo mi diverto a osservarlo di sguincio o con la coda dell'occhio…Mi piace misurarmi con le mie abilità e scoprire di avere sempre in serbo qualche sorpresa o risorsa”.

   La sua è una pittura d'istinto, veloce, data senza pensare. I colori, sempre accostati con maestria intuitiva, s’impastano e si dispiegano sul supporto in modo più o meno delicato, fino ad essere grattati con potenza e velocità. Al senso di materia che trasmettono si unisce quello dell’espressione di una profonda e delicata sensibilità, a volte combattuta e sofferta.

Appassionata della Natura Francesca ama rappresentarla nelle sue forme e nei suoi processi. Da quello che vede o che fotografa nei campi trae ispirazione per riprodurne le immagini o per passare a visioni astratte. L’azzurro e il verde dominano nei suoi dipinti e l’ effetto è sempre quello di colori che rispecchiano sentimento e stupore verso la bellezza.

I giaggioli sono i suoi fiori preferiti. “Il fiore in se stesso è un'opera d'arte”, dice Francesca, “è appassionante dipingerli, seguire col movimento pittorico le loro forme che si ergono impettite fino ad un certo punto e poi, come veli leggeri, si aprono al mondo e fluttuano al vento delicatamente creando movimenti dolcissimi che lasciano senza fiato”.

A.R.

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